venerdì 23 giugno 2017

PICCOLA RACCOLTA DI STORIE INCREDIBILI #7


Educazione kafkiana
"Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme scarafaggio"

Il libro di questa settimana è "La metamorfosi" di Franz Kafka,  consigliato nella edizione Universale Economica Feltrinelli. L'opera, pubblicata per la prima volta nel 1915, è certamente il racconto più noto dello scrittore boemo e rappresenta una vera pietra miliare della letteratura mondiale.

La storia inizia con il protagonista, Gregor Samsa, che, svegliatosi la mattina, si ritrova trasformato in un gigantesco scarafaggio; da qui in avanti la storia si svolge del tutto naturalmente, da un lato nel tentativo da parte del protagonista di adattarsi alla nuova particolare situazione, dall'altro nel tentativo, almeno iniziale, da parte dei suoi famigliari a conviverci (vivendo Gregor insieme ai genitori e alla sorella).

Nel corso degli anni sono state proposte diverse teorie riguardo il significato allegorico del racconto, la più sostenuta delle quali scruta nelle intenzioni dell'autore la volontà di rappresentare l'emarginazione del "diverso" (lo scarafaggio) e la sua dura condanna da parte della società. 

Racconto ricco di spunti tematici, dal tema dell'alienazione a quello dell'ambiguità a quello del rapporto padre-figlio, quello che forse non si sottolinea mai abbastanza è la "forza" ivi presente del soprannaturale, un vero e proprio "pugno nel tavolo" come lo descrive Orlando, gettato con violenza fin dall'inizio dall'autore subito e tutto, senza peraltro mai spiegarne i motivi; il lettore deve accettare questa condizione imposta, pena l'interruzione della lettura.

In conclusione, leggere Kafka non è solo stimolante intellettualmente per tutti gli spunti e le tematiche che vi si trovano ma anche un atto di violenza, cui tutti almeno una volta nella vita dovrebbero sottoporsi.



L'esperimento del dottor C.
"Sono un insetto che ha sognato di essere un uomo e gli era piaciuto. Ma adesso il sogno è finito."
(Seth Brundle, uomo-mosca)

Il tema della metamorfosi è troppo affascinante per non cogliere la palla al balzo e, prendendo spunto dal racconto di Kafka di cui si è appena parlato, proporre "La mosca" (1986) di David Cronenberg.

La pellicola è un remake del celeberrimo "L'esperimento del dottor K." (1958), anche se parlare di remake è forse banalizzante nei confronti dell'opera di Cronenberg. È indubbio però che il fulcro narrativo sia lo stesso per entrambi i film: un incauto scienziato progetta e realizza una macchina per il teletrasporto. Nel provare su sé stesso il funzionamento della stessa, entrerà malauguratamente dentro il macchinario assieme ad una mosca, uscendone mutato in un essere a metà tra uomo e mosca.

Il consiglio è di vedere entrambe le pellicole, sia perché di sicuro valore cinematografico, sia per poter apprezzare meglio le modifiche e l'impronta che Cronenberg ha voluto lasciare su questo classico del cinema horror.
Il regista canadese ha infatti trovato nel film un soggetto perfetto da inserire nella sua poetica della mutazione: non a caso, a differenza del film originale, il nostro scienziato non uscirà dalla macchina praticamente già trasformato, ma andrà incontro ad un inesorabile processo di mutazione fisica e mentale che il regista non si risparmia dal mostrarci nei suoi minimi dettagli.
Coadiuvato da un trucco che gli è valso il premio Oscar nel 1987, Cronenberg ci mostra tutta l'orribile metamorfosi del protagonista nel suo stile asciutto e asettico, mostrando però in alcune scene una insolita (per lui) adesione emotiva nei confronti dell'unico esemplare della nuova specie di uomini-mosca, paradigmatico nel rappresentare l'ossessione del regista nei confronti del corpo e delle sue aberrazioni. 
A testimoniare quanto il tema della mutazione sia centrale per il suo cinema, il regista appare qui nel suo unico cameo all'interno di una sua pellicola: interpreta infatti il ginecologo che aiuta la fidanzata del protagonista a partorire una mostruosa larva in un incubo della donna. Difficile non interpretare la scelta come l'assunzione, da parte di Cronenberg, della responsabilità di portare alla luce attraverso il suo cinema le orrende mutazioni della nuova carne.

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