venerdì 2 giugno 2017

PICCOLA RACCOLTA DI STORIE INCREDIBILI #4



Possono i libri far ancora paura?



"Potete immaginare che cosa fossero le mie notti, a partire da quella"


Il libro di oggi è "Giro di vite" di H.James nella traduzione di Fausta Cialente (ET classici Einaudi), romanzo breve pubblicato originariamente nel 1898 considerato tra i più celebri dello scrittore statunitense. 

Ambientato nell'Inghilterra vittoriana, il narratore è una giovane istitutrice cui vengono affidati due bambini, Flora e Miles, rimasti orfani e consegnati alle cure dello zio, il quale non avendo tempo per crescere i due li ha stabiliti in una dimora in campagna. 
In questo ambiente isolato dal mondo, e ricco di caratteristiche ambientali proprie del "gotico", la giovane protagonista sarà testimone di una serie di terribili apparizioni e cosa ancora peggiore si renderà conto che proprio i giovani fanciulli ne sono il bersaglio. 
Proprio nel rendere vittime di una storia di fantasmi due bambini consiste il "giro di vite" che James opera nel romanzo, intendendo con questa espressione "intensificare, aumentare il terrore".

Descritto inizialmente dallo stesso autore come "a bona fide ghost story", il romanzo intreccia magistralmente gotico e psicologico; ciò che pare veramente interessare James non è tanto la storia in sé o quanto credito il lettore darà alle parole dell'istitutrice o se la crederà pazza, ma come di fronte all'orrore reagisca l'animo umano.

Per tornare alla domanda nel titolo, in un mondo talmente dominato dalle immagini e dalla istantaneità con cui vengono condivise, verrebbe da rispondere di no, ma in seguito alla lettura di "Giro di vite" la risposta non pare tanto scontata.




Urla nello spazio

"Domani seppelliremo Garr; dovremo lasciare un'altra tomba su questo pianeta ostile"(Capitano Mark Markary)
Dopo due uscite dedicate rispettivamente a fantascienza e horror, è arrivato il momento di andare a vedere l'effetto che fanno questi due generi quando sono mischiati in maniera sapiente. 

Il film della settimana è "Terrore nello spazio" (1965) di Mario Bava, regista cui avevamo già accennato nella scorsa uscita. La pellicola vede protagonisti degli esploratori spaziali che, giunti sulla superficie di un pianeta sconosciuto con due astronavi, cadono vittime di una temporanea follia omicida. L'equipaggio di una delle due navicelle riuscirà ad uscirne indenne, mentre l'altra nave vedrà morire tutti i suoi occupanti. Mentre il capitano Markary e il suo equipaggio tenteranno di chiarire il mistero di questo pianeta, i loro compagni appena seppelliti, tornati apparentemente in vita, cercheranno di impadronirsi delle astronavi e dei loro occupanti.

Considerato uno dei capolavori della fantascienza italiana, "Terrore nello spazio" ci regala una prova magistrale di Bava, sia nelle vesti di regista, dove dimostra la sua bravura nel tenere alta la tensione fino ad un finale amaro ed ironico tipico del suo stile, che di capo degli effetti speciali, che ci spingono per tutta la pellicola a chiederci come sia riuscito a realizzarli.
Sebbene ci siano alcune ingenuità tipiche della fantascienza d'epoca, allo spettatore appassionato del genere questo film darà ogni sorta di soddisfazione: da un lato per la ripresa di alcuni temi classici del sci-fi, dall'altro per alcune innovazioni visive e narrative di livello assoluto (tanto da ritrovarle ben quattordici anni dopo in una delle pietre miliari del fanta-horror, "Alien" di Ridley Scott).
In conclusione, anche se "nello spazio nessuno può sentirti urlare", possiamo almeno essere certi che alcune di queste urla sono in italiano!

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