venerdì 19 maggio 2017

PICCOLA RACCOLTA DI STORIE INCREDIBILI #2



Gioco di specchi

"Sii cosciente del fatto che la fantasia è sorella della menzogna, e perciò pericolosa" 
(Danilo Kis, Homo Poeticus)

Il libro di oggi è "Finzioni" di J.L.Borges (di cui consigliamo l'edizione Adelphi), raccolta di racconti scritti tra il 1935 e il 1944; nello specifico tratterò la mia novella preferita, nonché una delle più celebri: "Tlön,Uqbar, Orbis Tertius".

Il racconto inizia con una conversazione tra lo stesso Borges e il suo amico letterato Bioy Casares, con il primo colpito da una citazione di un misterioso eresiarca fatta dal suo amico in seguito alla visione di un "inquietante" e "mostruoso" specchio che riflette la stanza. Chiedendo delucidazioni, il narratore da qui in avanti si districherà in un vero e proprio labirinto bibliografico alla ricerca della veridicità dell'esistenza dell'eresiarca e della sua misteriosa patria: Uqbar. 
Procedendo nella sua ricerca, Borges non solo ottiene difficoltosamente informazioni su questo luogo misterioso, ma addirittura viene a scoprire l'esistenza di un intero mondo sconosciuto chiamato Tlön, di cui Uqbar fa parte. 
Questo porta a discussioni estese sulla lingua e la filosofia di Tlön, fino ad un finale sorprendente dove nel mondo reale iniziano ad apparire oggetti Tlöniani, iniziando di fatto la realtà cedere all'idea.

L'autore mescola magistralmente realtà e finzione, fino a rendere complicato per il lettore stesso riconoscere cosa sia vero oppure no ( interessante notare l'utilizzo di "documenti" da parte di Borges per dare un tono di veridicità al racconto, tecnica usata frequentemente dal poeta in tutta la sua produzione ).
Il racconto tratta di temi filosofici e linguistici in chiave fantastica, fino ad essere inteso da parte di alcuni critici come trattazione dell'idealismo Berkeleyano, da altri spassionata critica al materialismo; indubbiamente però l'autore ci porta a ragionare sul rapporto tra realtà e idee e sulla loro capacità di influenzarsi reciprocamente, come mostra chiaramente il finale del racconto.

In conclusione, leggere Borges non solo è piacevole e stimolante intellettualmente ma anche, per usare le parole di H.Bloom, "una lezione su come leggere tutti i suoi precursori".



Il seme della pianta futura

Muoversi all'interno del fantastico e districarsi tra le mille invenzioni dell'umana fantasia non è mai facile, occorre sempre cercare un punto fermo a cui approdare o da cui salpare. Per il cinema fantastico sicuramente uno dei porti più sicuri da cui partire è la fantascienza: già dagli esordi della settima arte la fantascienza faceva capolino con le pellicole di Méliès. Pur essendo esempi mirabili e di interessante sperimentazione, questo tipo di fantascienza era ancora legata ad una concezione favolistica e fantasiosa del genere. 

È con "Metropolis" (1927)1 di Fritz Lang, che la fantascienza comincia ad avere le basi e i canoni del genere che oggi intendiamo. Nell'anno 2026 un gruppo di ricchi industriali domina la futuristica città di Metropolis, mentre la classe proletaria lavora incessantemente nei sotterranei cittadini per far funzionare gli elaboratissimi macchinari che permettono alla città stessa di continuare ad esistere. Il figlio del miliardario imprenditore-dittatore di Metropolis, resosi conto delle condizioni inumane delle classi operaie, tenterà di cambiare l'ordine sociale con l'aiuto della maestra Maria, di cui si è follemente innamorato.
Mirabile esempio di fantascienza espressionista e futurista, la pellicola è una fucina di spunti tecnici, narrativi e di riflessione (nonostante la stroncatura di H.G. Wells)2. A partire dall'incredibile scenografia, proseguendo attraverso il tema del doppio, tanto caro a Lang, visto in chiave tecnologica, per finire con una commistione tra scienza e fantastico esoterico sbalorditiva, il film può essere considerato una delle cellule staminali della fantascienza che verrà. Abbandonati (anche se non del tutto) i vecchi lidi della fantascienza favolistica, il viaggio verso un genere più solido, più "serio" e forse per questo più inquietante, parte proprio dalla città di Metropolis.


1. Le versioni esistenti sono molteplici: la versione originale della pellicola andò perduta nella Seconda Guerra Mondiale. La pellicola pervenutaci è di 117 minuti, recentemente restaurata nella versione più simile all'originale, raggiungendo così la durata di 148 minuti.
Da segnalare anche la versione ridoppiata, colorizzata e con colonna sonora curata da Giorgio Moroder (1984, 87 min).


2. Qui il link alla recensione completa in lingua originale che H.G. Wells fece per il New York Times

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